La Cina sta vivendo una trasformazione energetica senza precedenti. Nel primo semestre 2025 il fotovoltaico ha coperto l’intero incremento della domanda elettrica nazionale, contribuendo a ridurre le emissioni del settore energetico del 3%, nonostante una crescita dei consumi del 3,7%.
Un risultato storico, che ha reso l’energia solare il simbolo della transizione cinese.
Ma dietro il boom dei pannelli solari c’è molto di più: Pechino sta investendo in accumuli energetici di nuova generazione (BESS), in reti intelligenti, in idrogeno pulito e persino in nucleare avanzato. Tecnologie che, insieme al fotovoltaico, stanno ridisegnando il futuro dell’energia globale.
Fotovoltaico in Cina: numeri da record
Il 2025 ha già segnato un nuovo primato mondiale:
- 212 GW di nuova capacità solare installata nella prima metà dell’anno.
- 60 GW nel solo primo trimestre, di cui 36 GW da impianti su tetto.
Questi numeri impressionanti sono frutto delle nuove direttive della NEA (National Energy Administration), che promuovono l’autoconsumo fotovoltaico per ridurre la congestione della rete.
- Impianti fino a 6 MW possono vendere parte dell’energia prodotta.
- Quelli oltre 6 MW devono consumare tutta l’energia in loco.
Innovazioni fotovoltaiche: efficienza e materiali
La Cina non è solo il Paese che installa più pannelli, è anche il leader nella ricerca tecnologica:
- Celle tandem perovskite-silicio → oltre il 33% di efficienza in laboratorio, aprendo la strada a pannelli che producono molto più energia a parità di superficie.
- Back-contact (BC) e HJT (Heterojunction Technology) → tecnologie già prossime alla produzione di massa, con efficienze sopra il 27%.
- Metallizzazione al rame → sostituisce l’argento, riducendo i costi e aumentando la sostenibilità.
Mega-progetti solari: dal deserto al mare aperto
La Cina realizza impianti che sono vere e proprie città dell’energia:
- Ruoqiang Solar Project (Xinjiang): 4 GW nel deserto, uno dei più grandi al mondo.
- Shandong offshore: primo impianto fotovoltaico galleggiante in mare aperto da 1 GW.
BESS e accumulo: l’energia sempre disponibile
Produrre energia pulita non basta: serve immagazzinarla.
Per questo la Cina sta puntando fortissimo sui BESS (Battery Energy Storage Systems).
- Nel 2024 i costi di un sistema da 5 kWh sono calati del 28%, grazie alla sovracapacità produttiva cinese.
- Nel 2025 Pechino ha lanciato un piano per raggiungere 180 GW di capacità di accumulo entro il 2027.
- Lo storage non è solo batterie: la Cina investe anche nel pumped hydro (idroelettrico a pompaggio), con oltre 58 GW già installati e un target di 130 GW entro il 2030.
Idrogeno e nuove tecnologie pulite
La Cina sta sviluppando una vera e propria filiera dell’idrogeno pulito.
Un esempio concreto è Changzhou Hydrogen Bay (provincia di Jiangsu), un distretto dedicato a produzione, test e certificazione di idrogeno verde.
In parallelo, si sperimentano sistemi ibridi batteria + idrogeno, capaci di stabilizzare le micro-reti e ridurre i costi operativi.
Nucleare avanzato: quarta generazione e oltre
Accanto al solare, la Cina non abbandona il nucleare.
- Il reattore HTR-PM (High Temperature Gas-cooled Reactor Pebble-bed Modular) è uno dei primi esempi al mondo di nucleare modulare di quarta generazione.
- Nel 2024 la centrale di Tianwan ha prodotto per la prima volta vapore industriale da energia nucleare, usato in un impianto petrolchimico.
- Sono attivi anche progetti sperimentali come il reattore al sale fuso TMSR-LF1 e i primi tokamak per la fusione nucleare con magneti superconduttori ad alta temperatura.
Reti intelligenti e flessibilità del sistema
Con così tanta energia variabile da gestire, la Cina ha bisogno di una rete più flessibile.
- Grandi investimenti in reti ultra-alta tensione (UHV) per spostare energia dal nord (dove si produce) al sud (dove si consuma).
- Normative che promuovono smart grids, demand response e gestione digitale della rete.
- Integrazione di intelligenza artificiale per prevedere picchi e ottimizzare i flussi energetici.
La contraddizione del carbone
Nonostante i progressi, la Cina resta legata al carbone.
Nel 2025 entreranno in funzione 90–100 GW di nuove centrali, un record negativo che mostra la complessità della transizione: accelerazione verde da un lato, dipendenza da fonti fossili dall’altro.
Conclusioni: cosa significa per l’Italia e per il mondo
Il caso cinese dimostra che la transizione energetica è fatta di luci e ombre: da un lato innovazioni straordinarie e riduzione delle emissioni, dall’altro nuovi record di centrali a carbone.
Per l’Italia e l’Europa significa tre cose:
- Prezzi più bassi per moduli e batterie, grazie alla sovracapacità cinese.
- Nuove tecnologie presto disponibili anche nel nostro mercato (perovskite, HJT, sistemi ibridi).
- L’esigenza di rafforzare la produzione interna e le politiche europee, per non restare dipendenti al 100% dall’import.
La Cina corre e sta riscrivendo le regole del gioco. Per noi, è una sfida ma anche un’enorme opportunità: usare queste innovazioni per rendere il fotovoltaico e l’energia pulita sempre più accessibili, efficienti e sostenibili.