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Fotovoltaico galleggiante: l’Italia pioniera di una tecnologia che oggi conquista il mondo

Il fotovoltaico galleggiante (FPV), chiamato anche fotovoltaico flottante, è una tecnologia che permette di installare pannelli solari su superfici d’acqua artificiali o naturali, come bacini di irrigazione, cave dismesse o dighe idroelettriche. In questo modo si produce energia rinnovabile senza occupare terreno agricolo o suolo destinato ad altri usi. L’acqua su cui galleggiano i pannelli aiuta inoltre a mantenerli più freschi, aumentando l’efficienza e la durata nel tempo.

L’Italia all’avanguardia fin dal 2010

Circa 15 anni fa nascono i primi impianti fotovoltaici galleggianti in Italia, e il nostro Paese si distingue come uno dei pionieri.

  • Nel 2010 viene inaugurato a Bubano (BO) il primo impianto galleggiante italiano da 500 kW.
  • Poco dopo, a Suvereto (LI), viene realizzato un impianto da 200 kW con tracking (inseguimento solare, cioè la capacità di orientarsi verso il sole durante il giorno).
  • Nei due-tre anni successivi vengono costruiti diversi altri progetti e, già nel 2013, un articolo internazionale cita 15 impianti FPV nel mondo, ben 6 dei quali in Italia.

Negli anni successivi la tecnologia esplode, con grandi installazioni in Asia, soprattutto in Cina, India e Sud-Est Asiatico, dove ogni anno si realizzano impianti per gigawatt di potenza.

Fotovoltaico galleggiante: costi e vantaggi

I benefici di questa soluzione sono molteplici:

  • Zero consumo di suolo: i pannelli sfruttano superfici d’acqua già esistenti, senza togliere spazio a terreni agricoli o aree naturali.
  • Maggiore efficienza: l’acqua mantiene i moduli più freschi, riducendo le perdite dovute al calore (effetto chiamato “deriva termica”) e prolungando il ciclo di vita dei pannelli.
  • Costi in calo: oggi un impianto fotovoltaico galleggiante compete con i grandi parchi solari a terra e, in molti casi, richiede meno manutenzione.
  • Risparmio idrico fotovoltaico flottante: la copertura riduce l’evaporazione. Si stima un risparmio di circa 10.000 m³ d’acqua all’anno per ogni MW installato, un valore fondamentale per l’agricoltura del Sud Italia e delle zone aride.
  • Riqualificazione ambientale: cave dismesse o bacini abbandonati possono tornare utili, trasformandosi in centrali pulite.

Pannelli solari su bacini idroelettrici: un’accoppiata vincente

Uno dei punti di forza dell’FPV è la possibilità di essere installato nei bacini delle dighe idroelettriche. L’Italia ha un parco idroelettrico storico e importante: oltre 4.000 impianti attivi per una potenza complessiva di circa 18.800 MW e una produzione annua di 47.500 GWh (pari al 17% del fabbisogno nazionale).

Gran parte di questa potenza si concentra in poco più di 300 grandi centrali con bacini artificiali. In molti casi, questi invasi utilizzano la rete elettrica solo per alcune migliaia di ore l’anno, lasciando le connessioni inattive per lunghi periodi.

Con l’aggiunta di un impianto FPV, la superficie del bacino viene sfruttata due volte:

  • si produce energia solare durante il giorno, immettendola in rete tramite le connessioni già esistenti,
  • si riduce l’evaporazione dell’acqua, migliorando l’efficienza delle turbine,
  • nei bacini a pompaggio (sistemi che spostano acqua in quota per riutilizzarla in seguito) il surplus solare può alimentare le pompe, funzionando come una “batteria naturale”.

In alcune simulazioni, coprendo appena il 4–8% della superficie di un bacino, la produzione complessiva di energia aumenta dal 40 al 100%.

Fotovoltaico galleggiante e cave dismesse: un’opportunità italiana

In Italia esistono migliaia di invasi per irrigazione e numerosi bacini di cava non più utilizzati. Un’analisi realizzata sul solo Veneto mostra che, coprendo appena il 20% delle superfici delle cave inattive, si potrebbero installare circa 2,5 GW di potenza fotovoltaica con una produzione superiore a 3.000 GWh annui.

Se estendiamo lo sguardo ai bacini idroelettrici più grandi, almeno un terzo di essi potrebbe ospitare FPV per circa 5 GW di potenza aggiuntiva, generando oltre 6.000 GWh l’anno. Numeri che farebbero una differenza significativa nella transizione energetica nazionale.

Casi concreti in Italia

  • Treviso: su un bacino di cava ancora attivo è in fase di realizzazione un impianto galleggiante da 2 MW (Progetto Koiné, Upsolar Floating).
  • Venaus (Piemonte): Enel Green Power sta costruendo un impianto FPV da circa 1 MW su una vasca di servizio di una centrale idroelettrica. Qui si usano moduli bifacciali (cioè capaci di catturare luce sia sul lato frontale che su quello posteriore, sfruttando i riflessi dell’acqua) e galleggianti in polietilene “food grade” (adatto anche a contatto con acqua potabile). L’impianto è integrato con sistemi SCADA (software di monitoraggio e controllo remoto) e presenta soluzioni innovative per sicurezza e manutenzione.
  • Montelupone (Marche): pannelli solari installati su un canale di derivazione, un’altra forma di integrazione tra energia idroelettrica e fotovoltaica.

Costi e gestione: CAPEX e OPEX

Quando si parla di costi di un impianto, si usano spesso due termini tecnici:

  • CAPEX (Capital Expenditure): sono le spese iniziali per costruire l’impianto, comprese progettazione, moduli, galleggianti, ancoraggi e connessione alla rete.
  • OPEX (Operating Expenditure): sono le spese operative ricorrenti per mantenere l’impianto in funzione, come manutenzione, assicurazioni e monitoraggio.

Grazie alla maggiore efficienza dei moduli in acqua e alla disponibilità della stessa acqua per la pulizia, gli FPV tendono ad avere OPEX più bassi rispetto agli impianti a terra.

Conclusioni

Il fotovoltaico galleggiante è una delle tecnologie più promettenti della transizione energetica:

  • non consuma suolo,
  • migliora l’efficienza dei pannelli,
  • riduce l’evaporazione,
  • si integra perfettamente con l’idroelettrico e con bacini già esistenti.

L’Italia, pioniera fin dal 2010, ha tutte le carte in regola per tornare protagonista grazie a cave dismesse, bacini irrigui e impianti idroelettrici già connessi alla rete. Si tratta di un potenziale da diversi gigawatt che può essere sviluppato rapidamente e senza nuovi impatti ambientali.

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