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Le Comunità Energetiche Rinnovabili

In un mondo in cui il cambiamento climatico e la crisi energetica stanno prendendo il sopravvento, è fondamentale mettere in atto delle soluzioni che vadano verso la transizione energetica, con iniziative non solo a livello globale, ma anche locale. Ecco allora che entrano in gioco le Comunità Energetiche Rinnovabili, una forma di organizzazione con l’obiettivo di produrre, gestire e distribuire energia rinnovabile e pulita. Si tratta dunque di un insieme di cittadini che condividono l’energia tra di loro, senza essere tutti obbligatoriamente in possesso delle tecnologie necessarie, quali impianti fotovoltaici, turbine eoliche, sistemi di stoccaggio dell’energia, pompe di calore e veicoli elettrici. Le Comunità Energetiche sono nate per contrastare la lotta allo spreco energetico, per ridurre le emissioni di CO2 e per ottenere prezzi più vantaggiosi. Le prime risalgono agli inizi del XX secolo, quando sono stati messi in atto i primi progetti di produzione e consumo locale di energia. Per quanto riguarda il nostro paese, uno dei progetti iniziali è nato nel comune di Funes, in Alto Adige: nel 1921 è stata inaugurata la Società Elettrica Santa Maddalena, con lo scopo di attuare un piano sostenibile nella valle, ed è tutt’ora attiva, producendo energia rinnovabile e cedendo quella in eccesso alla rete per poi investire i ricavi in progetti legati al territorio.

Regole e obiettivi

In Italia queste comunità sono regolate dal Decreto Milleproroghe, in particolare dall’articolo 42-bis, che istituisce la possibilità di creare Comunità Energetiche e di sviluppare progetti di autoconsumo collettivo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Queste Comunità devono rispettare determinati parametri:

  • Il loro obiettivo deve essere quello di apportare benefici ambientali, economici e sociali alla comunità stessa e all’area in cui operano;
  • Chiunque deve avere la possibilità di parteciparvi, anche coloro che sono privi di impianto;
  • Gli impianti dei prosumer devono avere una potenza complessiva minore di 1000 kW ed essere stati attivati a seguito dell’approvazione del decreto;
  • I rapporti interni devono essere regolati da un contratto di diritto privato;
  • I consumer devono poter lasciare le comunità quando vogliono.

Ma chi sono il prosumer e il consumer? Il consumer è l’utilizzatore di beni e servizi prodotti dal sistema economico, in questo caso l’energia. Questo ruolo sta piano piano cambiando, infatti adesso si parla anche di prosumer. Il termine rappresenta l’unione delle parole inglesi producer (produttore) e consumer (consumatore) e fu coniato ufficialmente nel 1980 dal futurista americano Alvin Toffler. Quindi, il prosumer è un consumatore che a sua volta fa da produttore, una persona che consumando contribuisce alla produzione, in questo caso grazie alle fonti rinnovabili.

Come funzionano le CER

Quando i cittadini si riuniscono e decidono di dare vita a una Comunità Energetica, si assumono la responsabilità della produzione e della distribuzione di energia dal momento in cui hanno l’accesso alle risorse energetiche. Questo significa che possono utilizzare per i loro scopi l’energia rinnovabile prodotta, come ad esempio l’illuminazione delle strade, l’approvvigionamento idrico, la fornitura di energia per i trasporti pubblici ecc. I membri della comunità possono scegliere di vendere l’energia prodotta in eccesso alla rete nazionale di distribuzione dell’energia elettrica. In questo modo la comunità può recuperare i costi delle tecnologie energetiche rinnovabili, ma anche utilizzare i ricavi per finanziare ulteriori investimenti nella transizione energetica. L’energia in eccesso può, in alternativa, essere accumulata negli appositi sistemi ed essere utilizzata in momenti successivi (di notte, quando piove ecc.).

Chiunque può entrare a fare parte di una Comunità Energetica, sia coloro che vivono in un condominio, che chi risiede in una casa indipendente, sia chi è dotato di impianti fotovoltaici o fonti rinnovabili, che chi è un semplice consumer. Per avviare una CER sono necessari diversi step:

  • Innanzitutto, bisogna individuare un’area adatta all’installazione di impianti e diversi consumatori che appartengano alla stessa cabina primaria;
  • È fondamentale avere un soggetto giuridico e autonomo controllato dai membri, un atto costitutivo e un contratto di diritto privato;
  • Successivamente, si realizzano gli impianti, verificando la corretta procedura autorizzativa;
  • Infine, vanno richiesti gli incentivi al GSE.

I benefici

Le Comunità Energetiche offrono dei benefici economici, ambientali e sociali, grazie agli incentivi statali, alla produzione di energia con metodi sostenibili e alla condivisione della stessa, e al risparmio non indifferente sulla bolletta. Rappresentano un metodo innovativo e sostenibile di produrre, gestire e distribuire energia, riducendo l’impatto ambientale e generando energia a prezzi più bassi rispetto al metodo tradizionale. Inoltre, hanno un impatto positivo sulla comunità in cui sono presenti, in quanto promuovono la partecipazione attiva dei membri alla gestione delle risorse energetiche, creano posti di lavoro locali e aiutano a sviluppare l’economia locale.

La situazione attuale

Questo processo sta trovando un grande riscontro in tutta Europa e le stime prevedono che, nel 2050, 264 milioni di cittadini si saranno uniti al mercato in qualità di prosumer, generando circa il 45% dell’elettricità rinnovabile delle comunità. Analizzando i dati di maggio 2022 in Italia, si può notare come le comunità attualmente presenti e operative nel nostro paese sono 35, a cui se ne aggiungono 41 in progetto e 24 che si stanno avviando alla costituzione, dislocate principalmente tra Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.

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